I postmoderni del weekend |
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Gli
anni Ottanta racchiudono tutta la produzione letteraria di Pier Vittorio
Tondelli: quattro romanzi così diversi come Altri Libertini,
Pao Pao, Rimini e Camere Separate sono il frutto dell'intenso
lavoro di appena un decennio. In Tondelli il dato biografico finisce per confondersi con quello poetico: le sue pagine, infatti, sembrano sempre molto assetate di tutto ciò che le circonda, assorbono lo "spirito dei tempi" molto più di quelle di altri scrittori suoi coetanei, e lo riflettono. Questa attitudine di Tondelli raggiunge la massima espressione in quell'opera monumentale che è Un weekend postmoderno, florilegio di quasi tutto ciò che ha significato "Anni 80" in Italia. Culturalmente, s'intende, a meno che non ci si voglia limitare ad abbozzare un'immagine tutta film di Vanzina, paninari e Drive In alla tv. |
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Un
weekend postmoderno copre un arco temporale che va dalla stagione delle
radio libere agli albori della acid house: dunque, un pezzo di storia decisivo
per quella che oggi consideriamo "musica indipendente", andando
a costituire di fatto un indispensabile catalogo di tutto quanto succedeva
all'epoca. Si ricostruiscono genealogie, cronache, scenari cittadini inimmaginabili oggi. Tondelli esplora infaticabile tutta l'Italia, dalla sua Correggio a Roma, da Pordenone a Lecce, da Milano a Napoli, raccontandola attraverso i concerti, i movimenti artistici (anche i più effimeri), le fanzine, i fumetti, i locali, le gallerie d'arte, gli eventi e soprattutto, fondamentali, i party: |
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Questa
la funambolica descrizione di una notte bolognese del 1983 (alla quale deve
certamente qualcosa la "festa del mercoledì sera" del Bastogne
di Enrico Brizzi). Ma anche in altre città Tondelli corre a cogliere
ogni segnale di vita culturale e creativa. A Firenze, durante le giornate di Pitti Trend, "per fare provvista di impressioni" viaggia nel retro di un furgone, tra stilisti e mucchi di vestiti che gli cadono addosso. E ancora: chi oggi, se non Tondelli, ci può raccontare che cosa è stata l'avanguardia dei Giovanotti Mondani Meccanici? O descrivere luoghi come il Tenax e il Manila? |
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Al capoluogo toscano Tondelli riconosce il titolo di "unica capitale
italiana di questi ludici, festaioli, artistoidi anni ottanta; e non solo
per l'arditezza della sua fauna giovanile, che ha dato il via alla new wave
italiana con gruppi ormai mitici come Liftiba o i Diaframma, cui si sono
aggiunti, nel corso degli anni, i Rinf, Soul Hunter, Neon, Sybil Vane, Les
Enfants Terribles, Esprit Nouveau, ecc., non solo per l'eclettismo di personaggi-organizzatori
come il gruppo Westuff, che ha creato occasioni di scambio e di incontro
mondan-culturale, fondando una sorta di mecenatismo contemporaneo; non solo
per le luccicanti notti fiorentine animate fino all'alba, ma proprio per
aver opposto alla tetraggine milanese del mito della professionalità,
quello di segno opposto, ma di altissimo lignaggio, del dilettantismo: atteggiamento
che permette la costituzione di una vera e propria fauna d'arte". Inutile aggiungere che poi, anche a Milano, nella sua continua caccia alla "fauna d'arte", Tondelli trova pane per i suoi denti e l'immancabile "girandola di vernissages che in certi giorni si accavallano come sfilate di moda". E confessa che nella sua giovinezza "Milano era la città della fantasia, della libertà, del desiderio". |
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Poi giù di
corsa a Roma, per un'estate insonorizzata da John Cage, con folle che si
spostano da un concerto di folk irlandese a un festival di poesia all'aperto,
a uno spettacolo di luci laser all'Isola Tiberina. E Tondelli in mezzo,
a osservare come si muovono e si arrangiano i suoi coetanei, quei ragazzi
che tutta la notte vendono gastronomia agli angoli di strada, riempiendo
di profumi la città. Soltanto Tondelli, all'epoca, poteva andare alla scoperta del "volto rock di Lecce", raccontando dei Band Aid, il gruppo fondato da Tony Robertini. E anche in questa città, il suo sguardo registra che "al bar Poker, in un angolo, un gruppo va solo per l'ora dell'aperitivo, l'una e mezzo. La sera, il gruppo si sposta al bar Raphael, mentre quelli che al Raphael sono transitati a mezzodì qui arrivano la sera. Così accade per gli altri bar-ritrovo ". |
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Viene il sospetto
che Tondelli per più di 600 pagine non compia che un unico gesto:
osservare cosa fanno i ragazzi della sua generazione, e poi di quella successiva,
inseguendoli e cercando disperatamente di non perdere il contatto con il
proprio tempo. Tondelli si abbandona all'infinita narrazione di quelli che chiama, con assoluta confidenza, "i giovani": ne descrive attento i tagli di capelli, gli abiti, le abitudini; a Napoli come a Londra o a Ibiza. In questi termini, è possibile scorgere anche quali sentimenti animassero il fertile progetto Under 25, o la sua rubrica delle lettere sul mensile Rockstar. Infine, nel momento in cui Tondelli si accorge di avere ormai poco a che spartire con quei ragazzi che fatica a riconoscere, come nel caso dell'occupazione universitaria della Pantera del 1990, ci lascia una delle sue pagine più malinconiche. |
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Lungo i capitoli di Un weekend postmoderno persiste un paesaggio italiano ancora contadino e provinciale, su cui spiccano innaturali e approssimativi innesti di modernità a tutti i costi. Che Tondelli si accorgesse oppure no di quanto stridessero certe situazioni poco importa, perché quello che fa la differenza è che Tondelli le descrive sempre "dal di dentro". Ciò che dona alle sue pagine una voce ancora attuale sono l'invariabile passione ed entusiasmo di questo racconto. Ad esempio, parlando dei ragazzi di Modena nel 1986 (ovviamente "in maggioranza creativi"), Tondelli nota: | |
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Pare risolversi tutto
qua il "postmoderno di mezzo" di quegli anni, quello per cui "che
pena e che noia sentire ancora parlare di punk e postpunk, di look gallinaceo
e di look savanico, di new dandy, new romantic, metallari e skinhead, look
sadomaso, new wave e preppy d'accatto, raffinate giapponeserie dei Gaznevada,
nazinipponerie di Rettore, american-stracci di Bertè". Dunque il vortice degli stili è passato anche sull'Italia e cosa ha lasciato? "Gli struggenti eroi di Vasco Rossi". Tipico di Tondelli considerare struggenti gli eroi di Vasco Rossi, e altrettanto tipico di Tondelli riuscire a vedere in questi ragazzi di provincia degli eroi. |
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Tondelli è uno che si sentiva "abituato a raggiungere i luoghi mitici sempre in ritardo (Ibiza dieci anni dopo i freak, Mykonos venti dopo i gay, Antibes cinquanta dopo la lost generation ), mi accontento di quello che trovo, togliendo dal mio campo visivo l'obbrobrio della mercificazione e cercando di andare al cuore del paesaggio, fiutandone con l'aiuto degli autori che amo, l'anima". | |
Ma tra questi autori, e non meno importante, c'era anche il rock che passava Mondoradio di notte, mentre lui guidava per la Bassa emiliana, nell'attesa di nuovi incontri. E in questo contrasto tra la musica più moderna e la placida vita di provincia, Tondelli riusciva a cogliere e trasmettere la bellezza: che fossero i fumetti di Pazienza o i nuovi videoclip, la "recente moda" delle birrerie o i primi dischi dei CCCP, le frivole fluorescenze del Kinki Club o il teatro della compagnia Magazzini, la demenzialità degli Skiantos o le discoteche della Riviera Adriatica, Tondelli non ha mai smesso di stare ad ascoltare, di guardare, di raccontare gli anni Ottanta. | |
Enzo Baruffaldi - Laura
Govoni
luglio 2004 articolo apparso in Il rock indipendente degli anni 80 a cura di Arturo Compagnoni supplemento al numero 150-151 di Rumore |
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